Parkinson e alimentazione
1
Introduzione
Una corretta alimentazione nei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson è in grado di migliorare notevolmente la loro qualità di vita, soprattutto se affiancata ad un’adeguata attività fisica e a specifici esercizi di riabilitazione motoria.
È infatti innanzitutto in grado di aumentare l’efficacia della terapia farmacologica con levodopa. La levodopa, gold standard per il trattamento della malattia di Parkinson, non deve infatti essere assunta insieme ad alimenti ricchi in proteine (carne, pesce, uova, latte e derivati, affettati, legumi) perché essi ne riducono l’efficacia e di conseguenza aumentano il rischio dei blocchi motori dopo i pasti.
Per questo motivo, la maggior parte dei pazienti dovrebbe limitare/eliminare l’assunzione delle proteine a colazione e a pranzo per evitare di bloccarsi durante la giornata. Anche le proteine dei cereali possono talvolta determinare i blocchi. Lo specialista potrebbe, pertanto, consigliare l’utilizzo di cereali aproteici (a contenuto ridottissimo di proteine). È però di estrema importanza garantire il giusto apporto proteico, inserendo un adeguato quantitativo di proteine a partire dal tardo pomeriggio e integrando la dieta, qualora necessario, con proteine del siero del latte.
La dietoterapia nei pazienti affetti da malattia di Parkinson risulta essere di aiuto anche per migliorare i più importanti sintomi non motori tipici della patologia: disfagia e stitichezza.
Una dieta bilanciata, che assicuri il corretto apporto di carboidrati, grassi e, soprattutto in questo caso, di proteine, aiuta infine a prevenire e/o a migliorare complicanze molto frequenti nei soggetti anziani, quali malnutrizione, sarcopenia, osteoporosi.
Un’alimentazione corretta gioca un ruolo importante nei pazienti affetti da malattia di Parkinson: miglioramenti del loro stato nutrizionale si traducono in miglioramenti della qualità di vita.
Inoltre, è stato dimostrato che, per questioni di assorbimento, una dieta a ridistribuzione proteica e a limitato contenuto di grassi a pranzo migliori l’efficacia della terapia farmacologica.
2
Dieta a ridistribuzione proteica: in cosa consiste?
La dieta a ridistribuzione proteica prevede il consumo di proteine animali e vegetali esclusivamente nel pasto serale, nella merenda del tardo pomeriggio e in un eventuale spuntino dopo cena. L’assorbimento della levodopa viene infatti inibito se il farmaco viene assunto in concomitanza di un pasto proteico.
Nei pazienti particolarmente sensibili alla competizione tra farmaco e proteine che lamentano, nonostante la dieta a ridistribuzione proteica, blocchi post-prandiali, viene consigliato l’utilizzo di prodotti da forno aproteici (pasta, pane, brioches, snack a bassissimo contenuto di proteine) a colazione e a pranzo.
L’importante è garantire l’adeguato importo proteico la sera, eventualmente con l’aggiunta di un integratore a base di proteine del siero del latte da sorseggiare la sera dopo cena.
3
Schema di giornata alimentare
Colazione: caffè, tè o tisane; latte di riso o avena; prodotti da forno privi di alimenti proteici (latte, uova ecc.): fette biscottate, cereali, biscotti secchi; marmellata o miele
Spuntino: frutta; crackers; grissini; gallette; barrette ai cereali
Pranzo: primo piatto asciutto condito con verdure (no formaggio grattugiato); verdura cruda o cotta; frutta fresca
Spuntino tardo pomeriggio o serale: yogurt greco; yogurt bianco; frutta secca; latte e cereali
Cena: primo in brodo; una porzione abbondante di secondo piatto (carne, pesce, uova, legumi, formaggi, affettato) rispettando le frequenze di consumo; verdura cruda o cotta; un frutto