Parkinson e disidratazione
La disidratazione
Dott.ssa Serena Caronni
Biologa nutrizionista – Centro Parkinson Milano
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Introduzione
La disidratazione, ovvero la carenza di acqua nell’organismo, è una problematica a cui la popolazione anziana è fisiologicamente predisposta.
I soggetti anziani, infatti, mostrano solitamente una ridotta sensazione della sete e una ridotta capacità di ritenzione di acqua a livello renale.
Nel caso di pazienti affetti da malattia di Parkinson, la disfagia, che abbiamo visto essere molto frequente, può ulteriormente compromettere lo stato di idratazione.
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Come riconoscerla? Quali sono i sintomi?
I primi sintomi della disidratazione sono la secchezza della bocca e la colorazione bianca della lingua.
All’aumentare della disidratazione, la pelle e le mucose, comprese quelle dell’occhio, diventano secche e asciutte e compaiono sintomi quali stanchezza, sonnolenza, mal di testa, crampi muscolari, perdita di appetito e di peso, fino, nei casi più gravi, a vertigini, nausea e vomito, tachicardia, stato confusionale, e sdoppiamento della visione.
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Quali possono essere le cause?
I pazienti affetti da malattia di Parkinson sono spesso soggetti anziani e presentano talvolta patologie e complicanze che determinano e/o aumentano lo stato di disidratazione quali diabete, sindromi gastroenteriche, incontinenza urinaria, disfagia.
In molti casi possono compromettere lo stato d’idratazione anche farmaci quali i diuretici per il trattamento di patologie cardiache o dell’ipertensione, e i lassativi per il trattamento della stipsi.
Infine, anche la scarsa autonomia può peggiorare la disidratazione.
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Come trattarla e/o prevenirla?
Gli anziani possiedono una minore quantità di acqua corporea (40 – 55%) rispetto al soggetto adulto (65 – 70%) a causa della riduzione della massa muscolare, che contiene circa il 70% di acqua.
Secondo quanto riportato nei LARN, i “Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia”, nella popolazione anziana si devono raggiungere quotidianamente 2 litri di acqua per le donne e i 2,5 litri per gli uomini.
Per prevenire la disidratazione si suggerisce il consumo quotidiano di frutta e verdura e di almeno 8–10 bicchieri di acqua al giorno senza attendere la comparsa dello stimolo della sete, già indice di una lieve disidratazione.
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Consigli
- Consumare tisane, tè, infusi durante gli spuntini e prima di andare a letto;
- Assumere le terapie con un bicchiere pieno di acqua;
- Evitare caffè e alcool per il loro effetto diuretico;
- Utilizzare strumenti adatti a facilitare l’assunzione di liquidi e a migliorare la deglutizione (ad esempio tazze o bicchieri con manici o cannucce);
- Consumare cibi ricchi di acqua (zuppa di verdura, centrifugati, spremute);
- Utilizzare, in caso di disfagia, acqua gelificata e/o addensante
Le proprietà dell’acqua
Oltre al suo importantissimo ruolo di soddisfare il fabbisogno idrico, l’acqua ha degli effetti benefici sulla salute per la presenza di sali minerali. In base al residuo fisso (sali minerali che rimangono dopo che l’acqua viene fatta evaporare) l’acqua minerale si divide in:
- Minimamente mineralizzata (residuo fisso ≤ 50mg/l)
- Oligominerale (residuo fisso 50 – 500 mg/l)
- Mediominerale (residuo fisso > 500 – 1500 mg/l)
- Ricca di Sali minerali (residuo fisso > 1500 mg/l)
In particolare, nell’anziano sono indicate:
- Acque bicarbonato-calciche (bicarbonati > 600 mg/l), per soddisfare i fabbisogni di calcio, migliorare la digestione, ridurre l’acidità gastrica, aumentare l’eliminazione di acido urico e ostacolare la formazione dei calcoli di calcio
- Acque magnesiache (magnesio > 50 g/l), per favorire la peristalsi intestinale migliorando la stipsi e per contrastare i crampi e la debolezza muscolare.
Frizzante o naturale?
Le bollicine non compromettono le proprietà di un’acqua minerale. In alcuni casi sono anzi preferite perché migliorano la digestione.
Prossimo capitolo
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L’osteoporosi
Che cos’è e quante persone colpisce?
L’osteoporosi viene definita come una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea che si accompagna ad un aumento del rischio di fratture. Si tratta di una malattia di rilevanza sociale, che colpisce circa 200 milioni di persone al mondo. Si stima che in Italia vi siano oggi circa 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini affetti da osteoporosi.
La sua incidenza aumenta con l’età sino ad interessare la maggior parte della popolazione over 80…