Parkinson e stipsi
La stipsi, cause, conseguenze e prevenzione
Dott.ssa Serena Caronni
Biologa nutrizionista – Centro Parkinson Milano
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Introduzione
La stipsi o stitichezza è uno dei più frequenti e diffusi sintomi dei pazienti affetti da malattia di Parkinson: affligge oltre il 60% dei pazienti parkinsoniani e può manifestarsi anni prima della comparsa dei sintomi motori.
Di cosa si tratta?
Il termine “stipsi” deriva dal greco “styphein” (stretto) ed indica una difficoltà nello svolgimento della funzione intestinale che può impattare notevolmente sulla qualità di vita di chi ne soffre. Dal punto di vista clinico, possiamo distinguere due tipi di stipsi:
- Stipsi acuta: si caratterizza per la transitorietà del disturbo e si manifesta in seguito a cause che una volta risolte portano ad un ritorno alla normale funzionalità intestinale (interventi chirurgici, assunzione di antibiotici, durante i viaggi per il cambiamento dei luoghi e delle abitudini alimentari);
- Stipsi cronica: così definita quando la sintomatologia dura per più di sei mesi, caratterizza spesso i pazienti affetti da malattia di Parkinson.
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Da cosa può essere causata?
La stitichezza è causata da una ridotta motilità intestinale, che a sua volta può essere determinata da:
- Cattive abitudini alimentari, con ad esempio poco consumo di acqua e fibre;
- Eccessiva sedentarietà;
- Terapia farmacologica;
- Anomalie strutturali: emorroidi, ragadi anali, prolasso rettale;
- Cause organiche: malattie croniche infiammatorie, interventi chirurgici addominali, alterazioni vascolari che determinano ischemie di tratti dell’intestino, cancro del colon-retto;
- Cause metaboliche: ipotiroidismo, diabete mellito e gravidanza;
- Disturbi di tipo neurologico associato a ipomotilità intestinale che determina una rallentata progressione delle feci: malattia di Parkinson, sclerosi multipla, danno
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Quali sono le possibili conseguenze?
Oltre all’insorgenza delle emorroidi, a causa della stipsi prolungata, si può verificare la formazione di diverticoli, che si definiscono come delle estroflessioni a forma di sacchetti di alcune zone dell’intestino.
I diverticoli si possono infiammare e generare la cosiddetta diverticolite, con formazione di ascessi, fistole e rischio, in alcuni casi, di perforazione intestinale.
La complicanza più temibile della stipsi è l’occlusione intestinale dovuta alla presenza del cosiddetto “fecaloma”, un accumulo di feci che si può fermare in qualsiasi tratto del colon e che, in rari casi, rende necessario il ricorso ad un intervento di tipo chirurgico per essere eliminato.
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Come prevenire e trattare la stitichezza?
Per prevenire ed alleviare i sintomi della stitichezza è indispensabile seguire un’alimentazione equilibrata, idratarsi adeguatamente e seguire un sano stile di vita.
È quindi necessario:
- Distribuire in modo corretto i pasti nell’arco della giornata in modo tale da regolarizzare la peristalsi intestinale;
- Mantenere una dieta ad alto tenore di fibre (20-35 grammi di fibre giornaliere). Un buon introito di fibre favorisce la prevenzione ed il trattamento dell’obesità, delle malattie cardiovascolari e del diabete di tipo II.
Per raggiungere i livelli raccomandati è bene consumare:
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- Due porzioni di frutta fresca, almeno tre di verdura e uno o due alimenti ricchi in fibre e/o integrali ogni giorno;
- Una porzione di legumi abbinata ad una di carboidrati (es. pasta e lenticchie) almeno due volte a settimana
- Apportare un’adeguata quantità di liquidi per mantenere un buon transito delle feci;
- Avere uno stile di vita sano, che preveda lo svolgimento costante, preferibilmente quotidiano, di un’attività fisica moderata in grado di stimolare l’attività dell’intestino;
- Garantire una tempistica per le funzioni intestinali senza sforzare troppo l’evacuazione; assecondare lo stimolo e, se possibile, andare in bagno sempre alla stessa ora: il momento migliore è al mattino dopo la prima colazione;
- Utilizzare lassativi solo dietro prescrizione del medico.
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La disidratazione
La disidratazione, ovvero la carenza di acqua nell’organismo, è una problematica a cui la popolazione anziana è fisiologicamente predisposta.
I soggetti anziani, infatti, mostrano solitamente una ridotta sensazione della sete e una ridotta capacità di ritenzione di acqua a livello renale. Nel caso di pazienti affetti da malattia di Parkinson, la disfagia, che abbiamo visto essere molto frequente, può ulteriormente compromettere lo stato di idratazione…